“Ma io sono viva Nonna, il dolore da solo non uccide e io sono viva. Dunque devo vivere, perché finché ci sono ci sarà il ricordo di chi non è più con noi. Vivo il ricordo, vivo loro nei pensieri. Dimenticare, Nonna. Tu che hai camminato per un secolo lo sai che niente si dimentica ma tutto, a momenti, si deve poter prendere e mettere in un posto. Tenerlo in mano e metterlo in tasca, spostarlo sul comodino come fosse un fiore in un vaso, uscire, poi rientrare e ritrovarlo lì. Come potremmo vivere senza placare la memoria, che non vuol dire arrendersi, o dimenticare, ma lasciare che il caldo si raffreddi, che il bagnato si asciughi, che ogni cosa si trasformi e nasca un inizio da ogni fine. Che la fame si sazi di tornare a essere fame. Che il desiderio si estingua per rinascere. Che il sonno dia pace alla stanchezza per avere sonno di nuovo. C’è bisogno di essere felici, Nonna, per tenere testa a questo dolore inconcepibile. C’è bisogno di paura per avere coraggio. E’ l’assenza la vera misura della presenza. Il calibro del suo valore e del suo potere.
Ti voglio bene, Nonna.
Penso ai nostri segreti, penso a quando venivo da te ragazza carica di disastri, a come li domavi e mi coprivi, mi proteggevi e mi guidavi. Penso a te come alla mia casa, la mia famiglia. Tutto doveva ancora succedere, allora. Eppure molto deve accadere ancora adesso.
Tu sei ancora lì, io sono ancora qui.”
Mi sa che fuori è Primavera – Concita De Gregorio
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